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Foresta di cristalli



In un ambiente impossibile fioriscono cristalli giganti.

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1910 nella miniera di Argento di Naica (a 1385 metri sul livello del mare) nel Messico settentrionale, in pieno deserto di Chihuahua, viene scoperta la Cueva de las Espadas, una grotta contenenti cristalli di gesso (Selenite) di un paio di metri di lunghezza; purtroppo la grotta, nonostante la profondità di 130 metri e condizioni ambientali estreme, è stata depredata dei campioni migliori, ora esposti nei principali musei mineralogici del mondo. Nei successivi 50 anni gli scavi per l'estrazione dell'Argento si sono portati a quote sempre più basse (oggi ad almeno 800 metri sotto il piano di campagna, grazie all'uso di pompe per l'estrazione dell'acqua di falda a 54°C, in modo da consentire agli operai di poter lavorare sempre più in profondità). Nel 2000, a 290 metri di profondità, vengono scoperte altre tre cavità, ricche di cristalli ancora più grandi: si arriva anche a 11 metri.



Questa volta, però, le autorità mettono in atto misure atte a prevenire furti o danni, sebbene le caverne ed il loro contenuto si difendano da soli grazie alle elevate temperature presenti all'interno ed al grado di umidità (46°C e 100% di umidità relativa). In queste condizioni, data la difficoltà di termoregolazione per mezzo della sudorazione, si arriva alla morte per surriscaldamento dell'organismo in breve tempo. La temperatura percepita, che non dovrebbe superare 35°C, arriva invece intorno ai 100°C, con immediato pericolo di morte. Nel 2006, la società Peñoles, proprietaria della miniera, in collaborazione con C/Producciones di Città del Messico e con La Venta Esplorazioni Geo­grafiche, dà inizio al Proyecto Naica con il compito di tenere sotto controllo le condizioni di salute dei partecipanti alle ricerche (Ricercatori e speleologi); poiché il problema principale è quello della permanenza nelle grotte per un tempo sufficiente, vengono studiate tute protettive dotate di meccanismi di raffreddamento e di respiratori. Il coordinamento scientifico del dipartimento di Scienze della Terra dell'università di Bologna si occupa del rilievo e morfologia delle grotte, della documentazione fotografica e degli studi geochimici. Quest'ultimo studio assume particolare importanza per cercare di dare risposte scientifiche sul motivo dell'esistenza di cristalli tanto grandi, sul tempo necessario alla loro formazione e sull'interazione con eventuali esseri viventi. I primi risultati degli studi hanno dimostrato che per ottenere cristalli di queste dimensioni occorre un ambiente stabile per migliaia di anni, con concentrazioni poco sature di sali disciolti.
Da Le scienze n. 514.



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Conservazione degli ambienti naturali.

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A Naica si è verificata la condizione di presenza di acque termali che non avevano vie di uscita e che per almeno 250.000 anni hanno mantenuto la temperatura di 55—58 gradi C in condizione di sovra saturazione, quella in cui il solvente contiene più soluto di quanto dovrebbe (di solito la parte in eccesso precipita). All'interno delle grotte c'era già prima del pompaggio di acqua un'ampia varietà di specie minerali, quali ossidi, idrossidi, solfati, silicati, fosfati, cloruri; altri, ed anche in numero e varietà maggiori, se ne sono formati in seguito all'attività estrattiva.



Le impurità gassose o liquide dei cristalli giganti ci possono inoltre dare indicazioni paleoclimatiche importanti, anche se la scoperta più interessante è la presenza di granuli di polline, che hanno percorso decine di chilometri sotto terra prima di risalire nelle grotte e quella di antichi batteri che avevano ridotto il loro metabolismo e che poi sono stati portati a riproduzione: si tratta di microrganismi che generalmente vivono in ambienti estremi o in acque calde come i geyser di Yellowstone. Una volta completati questi studi si pongono due problemi: quello delle razzie e quello della conservazione di questi ambienti naturali e della possibilità che altri possano godere di queste bellezze in futuro; è evidente che nel caso di cessazione dell'attività estrattiva l'acqua potrebbe tornare di nuovo ad inondare le cavità rendendole di nuovo non accessibili. C'è inoltre da tener conto del fatto che l'esposizione all'aria inizia ad alterare i minerali di gesso modificandone le estremità a favore della Calcite che le opacizza e ne fa perdere la lucentezza e la trasparenza. Per conservare tali bellezze si potrebbe adottare la tecnica usata durante la costruzione della diga di Assuan in Egitto, con la quale interi monumenti vennero tagliati e rimontati ad un livello superiore dove le acque non potevano arrivare. Potrebbe essere questo un modo per poter ancora godere della visione delle foreste di cristalli.



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